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INDIGENOUS PEOPLES AND CLIMATE CHANGE- GLI INDIGENI ED I CAMBIAMENTI CLIMATICI

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INDIGENOUS PEOPLES AND CLIMATE CHANGE- GLI INDIGENI ED I CAMBIAMENTI CLIMATICI




Gli indigeni tendono a vivere a stretto contatto con la terra. Sono agricoltori di sussistenza, pastori, pescatori e cacciatori che hanno alle spalle millenni di conoscenza ed esperienza di ecologia e di cose simili. Con quell’esperienza e conoscenza, anche i cambiamenti più flebili nei cicli dell’acqua, della vita selvatica, del suolo e del tempo sono notati subito. Un contadino indigeno nota  subito che quest’anno un certo tipo di insetto è leggermente meno abbondante o che un particolare fiore sta sbocciando con tre anni d’anticipo.
Sfortunatamente,  proprio questo stretto contatto con la terra che ha dato agli indigeni un tempestivo preavviso del riscaldamento globale significa  anche che dovranno soffrire le conseguenze di tale riscaldamento ad un livello molto più grande degli altri.
Le tendenze della storia e dell’egemonia hanno lasciato molti indigeni a vivere su terre già marginali, così persino i cambiamenti di temperature molto bassi o piccole piovosità hanno conseguenze fuori misura.
I Maasai che in origine facevano pascolare il loro bestiame su prati lussureggianti sono stati spinti dai colonizzatori e da altre società dominatrici in macchie semiaride dove i loro pascoli possono trovare soltanto cibo a sufficienza nelle miglior condizioni climatiche. Acquazzoni o caldo possono essere disastrosi per loro.
Un’ironia che è tra le più crudeli è che alcune delle attuali minacce alle terre degli indigeni tra le più grandi sono I tentativi di alleggerire il riscaldamento globale
Poichè il mondo industrializzato  arriva a rendersi conto a malincuore che l’energia originata dal petrolio è insostenibile, si sta rivolgendo alle strategie di generare energia alternativa.
L’energia idroelettrica sembra, almeno nelle culture dominanti, un’alternativa ideale al petrolio. E sta aumentando la costruzione delle dighe
Secondo Sandra Postel del Progetto di politica dell’Acqua globale, attualmente ci sono 45.000 grandi dighe nel mondo con una media  di due aggiuntive ogni giorno.
Ma molte di queste dighe vengono costruite attraverso fiumi di territori indigeni, inondando villaggi , distruggendo terreni agricoli , terreni di caccia  e interrompendo la pesca.
Queste comunità di indigeni hanno raramente il potere politico di opporsi alle dighe, specialmente quando la maggior parte della società percepisce l’idroelettrico come un aiuto ad avere un riscaldamento globale lento, di cui beneficerà l’intero pianeta ( un punto porterebbe con sè più peso morale se i governi fossero intenzionati a  compensare le comunità degli indigeni che altrimenti pagano il prezzo di salvare il mondo).

 ORIGINAL TEXT :

Indigenous peoples tend to live close to the land. They are subsistence farmers, herders, fishers, and hunters, with millennia of collective knowledge about the ecology of their surroundings. With that knowledge and experience, even tiny changes in water cycles, wildlife, soil, and weather are readily apparent. An indigenous farmer notices that a certain insect is slightly less abundant this year or that a particular flower is blooming three days earlier.
Unfortunately, the same closeness to the land that has given indigenous peoples early warning about global warming also means that they suffer the consequences of it to a far greater degree than others. The trends of history and hegemony have left many indigenous peoples living on land that is already marginal, so even relatively small changes in temperature or rainfall have an outsized consequence. The Maasai, who originally grazed their cattle on lush grasslands, have been pushed by colonization and the power of dominant societies onto where their herds can find just enough food under the best of climatic conditions. Drought or heat wave can spell disaster for them.

One of the cruelest ironies is that some of the biggest current threats to indigenous lands are efforts to alleviate global warming. As the industrialized world grudgingly comes to realize that petroleum-based energy is untenable, it is turning to alternative energy-generation strategies. Hydroelectric power seems, at least to dominant cultures, like an ideal alternative to oil. It is perceived as clean, perpetual power that can be generated domestically. And the number of dams being built has been increasing. According to Sandra Postel of the Global Water Policy Project, there are now 45,000 large dams in the world, with an average of two more being added every day. But many of those dams are being built across rivers in indigenous territories, flooding villages, destroying farmlands and hunting grounds, and disrupting fishing.Those indigenous communities rarely have the political power to fight against the dams, especially when the majority society perceives that hydro power will help slow global warming, which will benefit the whole planet (an argument that would carry more moral weight if governments were willing to compensate the indigenous communities who otherwise carry the cost of saving the world).

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