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Perché i più colpiti da malattie mentali sono i pendolari che usano il treno?

Perché i più colpiti da malattie mentali sono i pendolari che usano il treno?

Intervista alla psicologa e psicoterapeuta Sabina Scattola , pendolare di oltre 30 km al giorno


'Ogni mattina da lunedì a venerdì in Italia quasi 3.000.000 di italiani si spostano prendendo il treno.
Si svegliano all’alba, poi di corsa verso la stazione, o l’autobus, dove però capita di sostare a lungo, perché i ritardi sono all’ordine del giorno. E quando finalmente arriva il mezzo atteso succede di dover praticamente fare a botte per entrare, con nessuna certezza di un puntuale arrivo a destinazione, ma la certezza quasi matematica di affrontare un viaggio della speranza, un percorso degno delle peregrinazioni di Odisseo.

Che sia di ultima generazione oppure no, il popolo dei pendolari sta lì, ammassato in piedi, i fortunati riescono ad avere un posto seduti. Al rumore delle rotaie si mescolano quello dei brusii di prima mattina, di chi sta già con il telefono e di chi sente la musica, di chi studia con i libri aperti pronto per l’interrogazione del giorno e di chi lavora, di persone maleducate che urlano e dei controllori con i fischietti.

Vivere sempre con un occhio all’orologio, incalzati dal tempo, e con l’ansia di uno sciopero, di un ritardo o di un guasto dei mezzi pubblici crea a lungo andare in chi fa uso del treno, o altro, stress e ansia “da ritardo” o “da coincidenza”, con conseguente stanchezza e demotivazione sul luogo di lavoro fino al bournout.

I pendolari che fanno uso del treno sono molto più legati, rispetto ai pendolari che utilizzano un mezzo proprio, al dovere della puntualità e soffrono di totale assenza di indipendenza rispetto ai ritmi che quotidianamente devono affrontare. Questo è causa di frustrazione e rabbia.

Inoltre rispetto al pendolare che fa uso per es. dell’auto, i pendolari che utilizzano i mezzi pubblici sono costretti a viaggiare per molto tempo, tutti i giorni, in condizioni spesso poco confortevoli: treni e autobus in ritardo, coincidenze che saltano, sovraffollamento e scarse condizioni igieniche, rumori e suoni disturbanti in ambienti caotici dove le distanze prossemiche non sono minimamente rispettate e il viaggio sia di a/r si presenta sempre carico di molte incognite e variabili intervenienti, di cui il pendolare ha scarso potere di controllo e tanto meno di padronanza o intervento (condizione di impotenza).

È la così detta “sindrome da carro bestiame”: essere costretti a viaggiare per molto tempo nelle condizioni sopra esposte non può che alterare l’equilibrio mentale e rendere il soggetto più vulnerabile ad attacchi di rabbia, di ira. Ad alterare il pendolare che fa uso del treno sono anche gli imprevisti. Per chi vive una vita scandita dalle lancette l’imprevisto è un problema di proporzioni incalcolabili: un ritardo, la cancellazione di un treno o uno sciopero possono stravolgere interamente i ritmi di vita e l’equilibrio quotidiano'.

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